Quando il look (e il marchio) prendono il sopravvento sul flow (e la sostanza), i veterani del rap affilano le lame.
Ammettiamolo: una delle delizie di ascoltare rap è quella di trovarsi di fronte ai “dissing”, le lotte fra MC a colpi di rime. Quanto è bello quando un veterano si rompe le palle di qualche (presunta) stortura e scrive un testo che fa piazza pulita di tutte le nuove leve, sputando veleno e facendoci urlare quando il colpo affonda duro?
Mondo Marcio ha trentun anni, ma è in giro letteralmente da una vita. Sembra passato il doppio del tempo, eppure il disco d’esordio risale al 2004 e il successo di Dentro alla Scatola è targato 2006: in mezzo, il panorama rap italiano ha fatto in tempo a morire, risorgere, modificarsi e trapparsi.
Eccolo, il Marcio 2018: veterano vero che, dall’alto del suo trono (o della sua esperienza), guarda la nuova scena, disprezzando chi antepone il look a tutto. «Io ho sudato tutto, la storia testimonia / Questi fanno i rapper per fare i testimonial» è probabilmente la barra più bruciante, accoppiata a riferimenti a chi si preoccupa di come “s’indossi” Moschino o la borsa di Gucci.
Il rapper milanese distrugge tutti i nuovi trend, dichiarando di aver creato lui il mercato, di essere «già qui quando ti pisciavi a letto», e sottolineando che «non è la fiamma più alta, è quella che brucia più a lungo». Con un flow ispirato come quello di questo video, se lo può permettere.