Clamoroso: la voce storica dei Journey torna dopo vent’anni di assenza. E non per rimpinguare la cassa.
C’è una piccola (?) porzione di mondo, là fuori, che era in attesa spasmodica del ritorno di Steve Perry, storico frontman dei Journey. Quella voce che trasformò una band di virtuosi californiani – Neal Schon, Gregg Rolie – in un pilastro dell’AOR americano, indotto alla Rock and Roll Hall of Fame lo scorso anno.
I Journey hanno invano cercato un degno sostituto di Perry – sebbene sia la storia personale, sia l’ugola di Arnel Pineda abbiano il loro perché… – e negli anni ‘00 hanno visto un robusto rinvigorimento delle royalty, grazie alla serie TV Glee e al celeberrimo e tuttora criptico epilogo de I Soprano.
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Perry, che si affermò anche come solista, fu escluso dalla band nel 1997. Una patologia ossea che richiedeva diversi interventi gli impediva di andare in tour e il gruppo non poteva attendere. D’altra parte, lui aveva bisogno di ritrovare se stesso. Ha impiegato vent’anni, ma la ricerca si è conclusa bene.
Steve ha ritrovato se stesso, dunque, ma a che prezzo? Interventi chirurgici, isolamento, amori andati a male. L’ultimo, in ordine di tempo, l’ha visto legato a una nota psichiatra americana. Pare che proprio lei, prima di esalare l’ultimo respiro, gli abbia fatto promettere di tornare a cantare. Una di quelle storie di strazio ed epica sentimentale di cui solo l’AOR è stato capace.
No Erasin’ è uno dei singoli del nuovo album Traces, pubblicato a inizio ottobre. Tanti tratti distintivi dei Journey, tanti overdub, tanto amore.