America the brutal.
Notte di Halloween. Qualcuno deve aver rifiutato un dolcetto al Demonio, visto che in giro si diffonde quello che si pensa essere un bello scherzetto: “È uscito il nuovo singolo degli Slipknot”. Migliaia di persone in strada per il Samhain prendono il cellulare incredule, scoprendo che è tutto vero: dopo cinque anni di silenzio, il gruppo dell’Iowa ha pubblicato a sorpresa qualcosa di nuovo.
Parte il videoclip e tutto è già malatissimo, con decine di persone che indossano una specie di camicia di forza sulla quale è disegnato un teschio insanguinato – se fosse stato reso pubblico qualche giorno prima, le strade di tutto il mondo ad Halloween (e quelle di Lucca Comics) sarebbero state invase da cosplayer con quella maschera, semplice ma essenziale e terrificante. È questa la potenza iconografica degli Slipknot: non va dimenticato.
Non di sole immagini vive un’entità storica, però. Si rimane con il fiato sospeso finché non entra in campo la voce di Corey Taylor, quindi: è sulle sue spalle che si regge la maggior parte dell’impatto degli Slipknot e, ultimamente, era apparso svogliato. Ma quando si inizia a gustare l’aggressività canora, su un massacrante riffing “Iowa old-school”, sembra di essere tornati indietro di tanti anni, quando c’era un carico assurdo di rabbia da sputare fuori. Il ritornello «We are not your kind» è immediatamente catartico, da urlare, condividendo la pazzia che trasuda dal video.
E non fa niente se, stando a Corey stesso, la canzone tratta del problema poco empatizzabile delle band vecchie che vengono scartate dalle nuove generazioni e dalle case dicografiche. Qui ci sono dei veterani che vogliono mostrare a chiunque di avere ancora qualcosa da dire. Missione compiuta.