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Kurt Vile: One Trick Ponies
Il nuovo testimonial della Garnier per il balsamo UltraDolce (districante istantaneo) al’olio di argan e camelia

Se vi piacciono le canzoni senza ritornello (ma anche quelle senza strofe), questo è il pezzo che fa per voi.

Se una certa idea di “folk americano” è riuscita a mettere la testa fuori da specifici pub dell’Arizona e a far breccia nel vago recinto dell’indie-rock (risultando in qualche modo attuale anche dopo la morte di Woody Guthrie e il Nobel a Bob Dylan), una buona parte del merito va sicuramente a Kurt Vile.

L’ex War On Drugs, infatti, ha un fiuto da cane da tartufo per quei riff semplici e puliti che sono capaci di non annoiarti per qualche giro di lancetta (dei secondi) – e così riescono, da soli, a fare una canzone.

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D’altra parte, se madre natura è stata così didascalica da darti, oltre che la “nappa” di Gérard Depardieu, anche una voce a dir poco nasale, è giusto che tu possa sfruttare la cosa a tuo vantaggio in altri modi.

E pensare che l’imminente Bottle It In era stato annunciato da un primo singolo come Bassackwards, e dai suoi quasi dieci minuti di logorrea che avevano subito provato a mandare in vacca tutta la traballante teoria di cui sopra. Fortuna che, subito a seguire, arriva One Trick Ponies, una menestrellata elettrica che porta invece quella stessa teoria alle sue estreme conseguenze.

Qui il riff in questione è semplicissimo e pulitissimo e, soprattutto, da solo, fa davvero tutta la canzone, che incredibilmente riesce a mantenere la prova d’ascolto nei limiti della soglia di attenzione – pur essendo, di fatto, costituita da un’unica, infinita strofa che fa della monotonia esasperata la sua carta vincente.

O forse si tratta di un unico (infinito) ritornello?

La risposta è strettamente soggettiva e dipende in sostanza dallo stato d’animo con cui si entra nel loop dopo quell’«Oh, shit!» iniziale (tanto sbracato da risultare semplicemente delizioso).

Rimane la certezza che quando – mentre ascolti un pezzo e ti fermi un attimo a far mente locale – non sei capace di distinguere in quale parte della classica “forma-canzone” ti trovi, delle due l’una: o chi l’ha scritta ha sbagliato mestiere, oppure lo sta facendo fin troppo bene.

Kurt Vile 

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