Mettete i Greta Van Fleet nei loro cannoni.
Greta Van Fleet non è una giovane hippie dalla voce che sembra un incrocio tra Kate Bush e Robert Plant. Si tratta di un (relativamente) giovane quartetto americano, fondato nel 2012 dai fratelli Kiszka – Josh, Sam e Jacob – e Kyle Hauck alla batteria. Dopo un anno, quest’ultimo se n’è andato ed è stato rimpiazzato da Daniel Wagner.
Il gruppo da lì ha realizzato un paio di EP e ora esordisce con il primo album che s’intitola, in puro stile flower gunner power, Anthems of Peaceful Army: un concentrato di hard rock spigoloso in cui il gruppo americano guarda all’arcadia del Grande Rock, ma prova anche a percorrere una strada personale (se e per quanto possibile…).
Chi pensa che siano solo l’ennesima cover band “mascherata” dei Led Zeppelin, si sbaglia (sebbene l’impressione iniziale sia proprio quella, eh). Basta ascoltare Anthem: puzza un po’ di hashish e space folk, ma possiede un tocco molto discreto, delicato e suadente. Una canzone che invita a perdere lo sguardo nel bivacco solare e dimenticare le strade fredde e sudicie che dobbiamo affrontare ogni giorno per andare al lavoro, senza però condurci di nascosto davanti al portone di Aleister Crowley (come capitava a volte con Jimmy Page).
Anthem scorre felice, in barba a tutto: via, verso orizzonti lontani, prendendoci la mano e ignorando le nostre blande proteste, mentre la notte scende e un’oasi di giovani si riunisce in un coro dove non c’è nessuna Coca-Cola cui appellarsi (e nemmeno Charles Manson). Solo tanta voglia di guardare le stelle e abbandonarsi per un momento ai ricordi di vecchi Natali.