Il punk che prende il volo.
Ogni volta che ascolto punk o qualcosa di simile, oggi, parte sempre una riflessione: questa musica, nata come reazione al sistema e poi esplosa in tanti rivoli, ha ancora un senso? O forse è semplicemente il genere più conservatore di sempre, col suo scagliarsi sempre contro un “Loro” senza mai vedere le responsabilità del “Noi”?
Piccola e masturbatoria analisi utile, forse, per introdurre questo pezzo della band canadese, che fa della potenza e del conflitto uno dei suoi elementi fondamentali. Uno scontro verso l’esterno che qui trova sfogo nel testo, mentre la musica è quanto di più “centrifugo” si possa ottenere da chi ami il rock con le chitarre.
Incipit da Ry Cooder elettrificato, poi batteria in entrata tra il marziale e il ballabile, mentre tutto attorno chitarre ed effetti sintetici creano un maelstrom aereo. Arriva la voce growl di Damian Abraham a narrare di come siamo stati fottuti, e il brano prende il volo attraverso una materia distruttiva ipercinetica.
La cosa bella è che mentre il cantante, in rotta di collisione con il resto della band, continua a parlare di cose concrete, gli altri volano in un iperspazio rumoroso. E questo rende il tutto tridimensionale e profondo, nonostante il casino.
(un favoloso casino)