Possiamo considerarla una dea (anche senza rievocare quei fatidici 7 secondi)?
Quando ascolto Neneh Cherry penso che, se fosse per me ed esistesse un concorso, la nominerei Madre Natura. Ma di una natura strana, non botticelliana: una natura che ha imparato a difendersi dalle minacce frequentando la periferia dei grandi centri urbani.
Il suono del nuovo singolo Kong, ritorno dopo quel grande disco che è stato Blank Project del 2014, è proprio questo: il reggae rallentato in stile Massive Attack dei primi dischi, ma come una stanza piena di fumo in cui Four Tet inserisce spezie non occidentali e 3D cerca di tenere le fila del discorso col presente.
Un presente che è stato fortemente influenzato da quella cosa nota come trip hop.
È anche per questo che Neneh Cherry non risulta stantia, accompagnandosi alla propria tradizione (che non è mai davvero invecchiata). Allo stesso tempo, riallaccia attraverso la voce e i testi un discorso fatto d’amore; e in questi tempi di amore c’è tanto bisogno. Un po’ come delle madri.