Il montaggio della grande macchina rossa inizia una decina d’anni fa circa, quando Justin Vernon (in arte Bon Iver) e Aaron Dessner dei National incidono la canzone Big Red Machine per Dark Was the Night, una bella compilation i cui incassi vengono devoluti all’organizzazione Red Hot mirata alla prevenzione dell’AIDS.
I due si ritrovano qualche tempo dopo e, dal 2016, continuano a incontrarsi assiduamente, buttando giù idee su idee. Vuoi per una birra in più o altro, riescono ad incidere materiale sufficiente a comporre un disco di ben dieci pezzi. Canzoni che sono una più bella dell’altra e che candidano l’album tra i migliori ascoltati in questo 2018.
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In Hymnostic i due mettono in bella mostra quello che sanno fare meglio: comporre divinamente. Tre minuti e mezzo che sono l’ideale ponte tra le ballate pianistiche alla Tom Waits e le atmosfere di Hail to the Thief dei Radiohead.
La voce di Vernon, come sempre ben filtrata, da una parte; l’emozionante tappeto elettronico architettato da Dessner, una melodia soul che ti si appiccica addosso e non se ne va più via, dall’altra. Il soul è fatto per entrarti dentro, anche se cantato su basi digitali. Che è proprio quello che fanno i Big Red Medicine, riuscendo a toccare le corde più sensibili dell’anima.