La rabbia è sempre la loro miglior benzina.
La ricetta che sta alla base del supergruppo Prophets of Rage ha poco di segreto.
Il suono riconoscibile della chitarra di Tom Morello (colui che ha più innovato il proprio strumento negli ultimi venticinque anni, forse); la muscolare sezione ritmica degli ex Rage Against the Machine; il flow aggressivo di Chuck D dei Public Enemy e di B-Real dei Cypress Hill; lo scratching di DJ Lord. Tutti uniti contro l’attuale presidente americano. In realtà Morello, qualche giorno fa, ha dichiarato che i Profeti della Rabbia non esistono perché esiste Donald Trump, ma perché ci sono e ci saranno sempre ingiustizie nel mondo. Tanto per essere precisi.
A distanza di un solo anno dal debutto, arriva la nuova Hearts Afire che preannuncia il secondo album, disponibile a breve. Non è una canzone diretta come le migliori presenti sul disco omonimo. Non ha la potenza di Unfuck the World, la forza di Radical Eyes, la contagiosità di Legalize Me.
Intendiamoci: non è che i Prophets tutto d’un tratto abbiano iniziato a suonare polka. Piuttosto, il singolo ha un piglio più oscuro e viscerale dove sembrano più cupi e incazzati che mai.
La miglior cover band dei Rage Against the Machine, ancora una volta?