La regina dell’heavy metal tedesco non abdica mai.
Una delle leggi non scritte ma appurate del rock, e dell’heavy metal in particolare, è che non bisogna mai mollare. Cosa serve sciogliersi e attendere di essere “riscoperti” vent’anni più tardi, quando le energie per rimettersi in moto in modo professionale sono irrimediabilmente compromesse (salvo raro eccezioni)? Meglio stringere i denti e tirare avanti, sempre.
Doro Pesch è qui per testimoniarlo. Si è data vinta quando è finita la corsa del suo primo gruppo, i Warlock? No; d’altronde era ancora così giovane e in ascesa da aspirare a una bella carriera solista. Si è arresa quando pure la sua band personale ha perso colpi, complice il declino del metal classico fra la fine degli anni ‘90 e l’inizio del nuovo millennio? No, ha tenuto duro (forte anche dell’appoggio del “suo” mercato di riferimento, quello tedesco, e di un aspetto fisico sempre piacevole).
Tanti anni dopo, la cantante di Düsseldorf ha raggiunto uno status invidiabile all’interno della scena europea (ma è rispettata anche nel resto del mondo): è la regina del metal. Un certo tipo di metallone, s’intende: quello tradizionale e tradizionalista, di matrice ovviamente teutonica, immune allo scorrere del tempo e all’avvicendarsi delle mode. Tant’è: lei regna con professionalità, carisma e anche una certa sensualità, in barba alle primavere accumulate.
Certo: canzoni come questo nuovo singolo o il precedente All for Metal – che preludono all’album Forever Warriors, Forever United – vanno davvero poco oltre il mero “mestiere”. Ma quando vi trovate a cantare sotto il palco del Wacken Open Air o simili, corna al cielo e birrozza nell’altra mano, conta altrettanto poco.