Dopo divorzi, progetti paralleli e perdite di chitarristi lungo il cammino, si riaffaccia la band nata a Seattle ventun anni fa.
Il ritorno dei Death Cab for Cutie non partiva sotto i migliori auspici. Prima il divorzio del cantante Ben Gibbard da Zooey Deschanel; poi un paio di dischi non pienamente riusciti, la reunion dei Postal Service e, per finire, lo split “amichevole” col chitarrista Chris Walla. Che è un po’ come dire, con le dovute proporzioni, i Soundgarden senza Kim Thayil o addirittura i Led Zeppelin senza Jimmy Page. Non una cosa da poco, comunque.
E invece sembrano essere in buona forma. Gold Rush, l’antipasto ufficiale del nono disco in studio Thank You for Today uscito ad agosto, parte con un riff preso in prestito da Beck e continua su coordinate ben conosciute dai fan del gruppo – quel dream pop che è da sempre un loro tratto distintivo.
Il video ricorda quello strafamoso di Bitter Sweet Symphony dei Verve – mettendo al centro di tutto la poeticità del frontman e, a livello sonoro, riagganciandosi idealmente alle sonorità catchy di Plans (2005).
I Death Cab for Cutie, dopo piccoli (Forbidden Love EP) e grandi capolavori (Transatlanticism), tornano con una canzone e un album in grado di conquistare sia i seguaci della prima ora, sia l’ascoltatore più distratto.
(e che, dopotutto, non fanno sentire la mancanza di Walla)