Mirtillo nero: proprietà benefiche, curative, nutrizionali e… controindicazioni.
Spero vi piacciano i mirtilli, perché altrimenti probabilmente è già troppo tardi. Nel caso, mi scuso per le conseguenze provocate.
Il che sarebbe comunque un peccato, viste le loro caratteristiche naturalmente antiossidanti, antinfiammatorie e vasodilatatorie che contrastano i radicali liberi combattendo così l’invecchiamento cellulare. È vero, hanno un costo al grammo che fa concorrenza ai prezzi da strozzino del Compro Oro sotto casa, ti lasciano la lingua colorata per giorni come le peggiori Big Babol e il loro succo ha più o meno il sapore dell’acqua sporca, ma d’altra parte si sa: se gli zuccheri, i trigliceridi e i grassi saturi fossero una manna dal cielo per la salute, da un lato vivremmo nel migliore dei mondi possibili, dall’altro dovremmo dar ragione agli Weezer.
E invece quelle piccole sfere violacee sono la soluzione “fai da te” più indicata per problemi cardiocircolatori, aumentano la velocità di rigenerazione della porpora retinea, vanno bene per coliche e cistiti e, in generale, quando tutto sembra stia andando a rotoli, aiutano a tirare su il morale.
O almeno questo è quello che si evince dal nuovo, assurdo pezzo di Will Oldham, a sentire il quale i mirtilli sono essenzialmente la cura per tutto. Di più: sono la cosa più fica sulla faccia della terra e qualunque altra roba vi possa venire in mente mai potrà essere all’altezza di una loro sana scorpacciata.
Ecco quindi spiegata l’urgenza – così, senza nemmeno un album nuovo all’orizzonte, solo un misero singolo che, se fossimo in un altro periodo storico, chiameremmo “45 giri” – di questa ode divertita e spassionata e del suo video low-budget, che vede un Bonnie ‘Prince’ Billy fin troppo simile a Tobias Fünke (quando in Arrested Development prende quella brutta fissa per il Blue Man Group) e la sua dolce metà decantarci le lodi del “blueberry” e dare sfoggio del suo innato talento per le rime baciate, elencando tutte le possibili assonanze che la lingua inglese offre per quella splendida parola.
Verso la fine, in un momento di crisi di fantasia (oppure in un picco di creatività, dipende dai punti di vista), tira in ballo pure sua zia Teri, la sperduta cittadina di Tucumcari nel New Mexico e uno stiracchiatissimo Fred Astaire.
C’è pure un mirtillo scontornato male che danza sulle parole guidando il karaoke: un potpourri del grottesco così agghiacciante che non ha bisogno nemmeno di un ritornello, perché solo con tre strofe in croce farà nelle vostre teste e ci rimarrà ostinato almeno per tutta l’estate.