Billy Boy e la sua banda.
Ci avreste creduto se, dieci anni fa, vi avessero detto che nel 2016 si sarebbero riformati i Guns N’ Roses più o meno originari? E se qualcuno, tempo fa, vi avesse pronosticato un ritorno dei Misfits con Glenn Danzig alla voce, avreste sorriso o che?
La reunion degli Smashing Pumpkins segue le precedenti menzionate e arriva, dopo anni di furiosi litigi tra i vari ex componenti, come qualcosa di inaspettato e, forse, fuori tempo massimo. Proprio come i Guns o i Misfits, anche per loro non si può parlare di formazione classica: manca infatti D’arcy Wretzky, la bionda bassista che ha sbottato sui blog di mezzo mondo per via della sua esclusione.
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Musiciste incazzate a parte, che cosa ci dice Solara? La prima traccia inedita della band di Chicago – Billy Corgan, James Iha, Jimmy Chamberlin e il “nuovo”Jeff Schroeder – suona come una riuscita outtake di Machina/The Machines of God; non male per un gruppo che non incideva insieme da ben diciott’anni.
Complice la produzione di Rick Rubin, inaspettatamente si tratta di una convincente rock song che, grazie a una ritmica serrata, alla potente chitarra di Iha e alla riconoscibilissima voce di Corgan, si riallaccia a tutto ciò che era stato lasciato aperto intorno al 2000. Billy, fortunatamente per noi, ha deciso di mettere da parte le influenze più prog che hanno caratterizzato pesantemente le tracce contenute su Zeitgeist, Oceania e Monuments to an Elegy, concentrandosi consciamente sulla forma-canzone alternative rock che andava così forte negli anni ‘90.
Se qualcuno dieci anni fa vi avesse detto che nel 2018 gli Smashing Pumpkins si sarebbero riformati, e avrebbero persino inciso pure una buona canzone, ci avreste creduto?