I nuovi colori del black metal.
Ecco: ci risiamo. Che fine ha fatto il black metal? Quello “vero”, perlomeno.
Non è insolito, infatti, capitolare nella faida tra i puristi del (sotto)genere e gli adepti del nuovo corso dall’atmosfera eterea che mischia il post-rock più libidinoso “in maggiore” alle splettrate inquiete di una certa storia norvegese.
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Deafheaven: Great Mass of Color
Dopo l’ormai pietra miliare Sunbather, i Deafheaven si sono fatti paladini della nouvelle vague della musica ex demoniaca, passata dal colore rosa (in copertina) ai colorati contrappunti degli ultimi lavori. Dopo Baby Blue del precedente New Bermuda, ecco spuntare fuori Canary Yellow, neanche fossero diretti discendenti di Claude Monet o di qualche altro impressionista francese.
Il brano, ancora una volta, incarna l’emblema del “blackgaze”, portandone avanti i dettami fondamentali, riuscendoci ancora una volta e innovando(si) poco o niente, se non per una direzione che si direbbe ancora più aperta a tutti, con buona pace di chi non se li è mai filati nemmeno di striscio.
In questi dodici minuti anticipatori del nuovo Ordinary Corrupt Human Love (più espliciti di così…), si può comunque apprezzare l’intento di continuare su dettami consolidati, fatti di buon gusto melodico (soprattutto). Purtroppo non si può dire lo stesso delle pose del teatrante George Clarke, frontman lezioso e ormai divenuto vittima del suo stesso personaggio.