L’hardcore punk newyorkese (ma non il solito NYHC).
Il nuovo disco dei Krimewatch dura dodici minuti, in tutto. Nove canzoni poco più lunghe di sessanta secondi l’una. La sintesi non è un problema per la band di New York, evidentemente.
La cantante Rhylli Ogiura è di origine nipponica e alcuni pezzi, come quello che vi proponiamo qui, sono cantati in madrelingua. Fra i suoi intenti, anche quello di smentire un celebre luogo comune: l’implicita indole sottomessa delle donne giapponesi. La grinta non le manca, ma curiosamente non aveva mai frequentato la scena hardcore punk prima di unirsi al gruppo – anzi, è cresciuta ascoltando hip hop e R&B contemporaneo.
Certe cose posso venire fuori solo dalla Grande Mela, verrebbe da pensare; tuttavia, lingua orientale a parte, non c’è molto di sperimentale, avanguardistico o semplicemente “strano” nei Krimewatch. Il loro suono è asciutto, immediato e del tutto privo di fronzoli e orpelli.
Il tempo di capire chi sono e che cosa fanno ed è già tutto finito. Ma è un quarto d’ora – o quasi – incisivo e frastornante.