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Death Grips: Streaky
L'immagine NON è tratta dal "concertone" del primo maggio

No Grips. No party.

Non si sa mai cosa aspettarsi dai Death Grips. L’ultima volta era stato un singolo di ventidue minuti, Steroids (Crouching Tiger Hidden Gabber Megamix), o una cosa come gli undici minuti di assolo di batteria di Zach Hill.

Questa volta, invece, spunta fuori un brano che si può addirittura considerare “canzone”. Di base, infatti, si riconoscono anche strofa/ritornello/strofa/ritornello, addirittura con una struttura piuttosto canonica. Che sia forse una parodistica esibizione di qualcosa di ancor più strano?

Ma non ci si lasci ingannare dalle apparenze: se Streaky si fissa sulla luce stroboscopica di un letto (con telecamera fissa e una “finestra” di video sul lato), si tratta in effetti di un pezzo che arriva subito in tutta la sua meticolosa efficacia. Caratteristiche, queste, probabilmente anticipatrici del nuovo Year of the Snitch, sesto lavoro della band di Sacramento – che nell’occasione ha lavorato col regista Andrew Adamson (ebbene sì: quello di Shrek) e Justin Chancellor (ebbene sì: il bassista dei Tool).

Quella che è già stata definita una delle band più importanti del ventunesimo secolo, ha dalla sua fans dichiarati come Björk, Robert Pattinson, Beyoncé, William Shatner e altri nomi noti del mondo della musica e del cinema odierno. Che MC Ride e soci, tra un ringhio vocale e un colpo di frusta power noise, abbiano forse fatto breccia in quell’angolo di musica contemporanea che può davvero considerarsi “innovativa”?

Certo è che, passando con disinvoltura attraverso l’hip hop, il noise rock e l’industrial elettronico (e si potrebbe andare anche oltre), questi fanno dannatamente sul serio.

Death Grips 

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