New Music

Una volta alla settimana compiliamo una playlist di tracce che (secondo noi) vale davvero la pena sentire, scelte tra tutte le novità in uscita.

Tracce

... Tutte le tracce che abbiamo recensito dal 2016 ad oggi. Buon ascolto.

Storie

A volte è necessario approfondire. Per capire da dove arriva la musica di oggi, e ipotizzare dove andrà. Per scoprire classici lasciati indietro, per vedere cosa c’è dietro fenomeni popolarissimi o che nessuno ha mai calcolato più di tanto. Queste sono le storie di HVSR.

Autori

Chi siamo

Cerca...

Pallbearer: Dropout
These shoes are made for walkin'

Il metal vagamente trendy, suo malgrado.

I Pallbearer sono originari di Little Rock, Arkansas: la stessa città degli Evanescence, lo stesso stato di Bill Clinton. Accostamenti mortificanti per il gruppo, data la poco edificante statura artistica o morale di tali personaggi, ma tant’è (se proprio volessimo essere un po’ più seri, negli anni ’90 l’Arkansas fu teatro di uno dei più aberranti casi di violenza sui minori e giustizialismo fanatico, infondatamente ma strettamente collegato alla musica metal: i cosiddetti Tre di West Memphis).

Attivo dal 2008, negli ultimi anni il quartetto americano si è conquistato un posticino al sole, pur suonando una specie di doom metal progressivo – “hard rock”, semplificando al massimo – che non è proprio sinonimo di fruibilità popolare.

Che cosa è successo, insomma, per far sì che i Pallbearer siano diventati così cari ai critici di Rolling Stone (quello originale, quello vero), Pitchfork e Spin, cioè testate che, in genere, trattano il metal e dintorni con sufficienza mista a disprezzo malcelato? Beh: sono bravi, certo. Ma non bravissimi – e in qualche misura lo dimostra anche questo pezzo nuovo, peraltro piuttosto “breve” per i loro standard.

In realtà non abbiamo una risposta definitiva (forse è per questo motivo che non scriveremo mai per Rolling Stone, Pitchfork e Spin, a prescindere dal fatto che ormai pure loro paghino in strette di mano, team building e visibilità, forse). Può semplicemente darsi che, ogni tanto, la ruota della fortuna mediatica mainstream premi una metal band che si è sforzata di NON mettere caproni satanici e donne sgozzate sulle copertine dei propri album.

Buon per i Pallbearer che, ripetiamo a scanso di equivoci, sono davvero in gamba. Adesso, però, aspettiamo da loro le canzoni e i dischi che giustifichino davvero l’hype (come si dice in centro a Milano).

Pallbearer 

Vuoi continuare a leggere? Iscriviti, è gratis!

Vogliamo costruire una comunità di lettori appassionati di musica, e l’email è un buon mezzo per tenerci in contatto. Non ti preoccupare: non ne abuseremo nè la cederemo a terzi.

Nelle ultime 24 ore si sono iscritte 1 persone!