In chiave leggermente alternativa, il cantante dei My Morning Jacket fa centro di nuovo.
“The Band” meritano indubbiamente un posto d’onore tra i migliori gruppi della storia della musica rock. Parliamo di coloro che accompagnarono Bob Dylan ai tempi della cosiddetta svolta elettrica, nonché dei protagonisti di The Last Waltz di Martin Scorsese, vale a dire il miglior documentario rock di sempre (secondo molti).
In Italia, se qualcuno nomina The Band, rischia perlopiù di sentirsi rivolgere l’immancabile domanda: “Ok, ma come si chiamano?”. Fra i loro epigoni più noti, in ogni caso, ci sono gli Avett Brothers, i Drive-By Truckers e i My Morning Jacket: questi ultimi sono quelli che, oggi, più si avvicinano per intenti proprio a The Band. Gruppi uniti da un minimo comun denominatore, quello di essere anche loro “troppo americani” e quasi sconosciuti da noi. Un vero peccato, soprattutto in questi tempi in cui si parla tanto della morte del rock: un loro merito innegabile è proprio quello di continuare a tenere alta una certa bandiera, in un’epoca in cui vende di più la gente che si esibisce dietro alla console.
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Con i MMJ fermi da qualche tempo, torna a farsi sentire il barbuto leader della band, Jim James, che da solista ha già avuto modo di farsi apprezzare con due ottimi dischi: il primo più folk, Regions of Light and Sound of God, e il secondo più sperimentale, Eternally Even.
A fine giugno uscirà il suo terzo lavoro, Uniform Distortion, anticipato dal singolo Just a Fool, un’interessante rock-blues sorretto da un ipnotico giro di chitarra che si fonde con la sempre cristallina voce di Jim. Il cantante sceglie di mettere da parte le chitarrone e le epiche cavalcate elettriche che, negli States, permettono alla sua band di riempire palazzetti e fare da headliner nel festival più importanti.
Con un paio di riff ben suonati, pur in un contesto sonoro più sperimentale del solito, James saprà convincervi del buono stato di salute di cui gode attualmente il r’n’r, nonostante tutto.