La bomba che ti aspetti per chi ama le chitarre, ancora oggi.
Andare dritto, tirato. È ciò che fa questo brano dei redivivi Hot Snakes. La batteria memore del post-hardcore ma non troppo (mai troppo avanti, mai troppo funambolica, come se Charlie Watts si fosse messo a fare cover math rock senza voler esagerare), le chitarre che viaggiano spedite con una distorsione limpida (una contraddizione in termini), il basso che rimbomba mentre la voce sta sempre dalle parti dell‘“incazzato senza sbrocco definitivo”.
Poi il pezzo si apre all’aria del ritornello: sembra di essere in viaggio verso la California, all’inizio degli anni ‘90. Tu e gli amici mossi dal vento mentre ascoltate i Drive Like Jehu (la band-madre degli Hot Snakes). Ma più semplici. Prendi la complessità di tutti i figli dei Fugazi e la “ingaragisci”. E la fai tornare semplice, senza banalizzarla.
Six Wave Hold-Down, dal recente Jericho Sirens, ha dalla sua anche una discrepanza. Il testo è tra il politico e lo scazzato/disilluso. Potrebbe essere quello di un pezzo lo-fi e, invece, la possanza dell’impalcatura che gli Hot Snakes ci costruiscono sopra crea una sorta di contrasto che gli amanti del rock tout court riconosceranno. E, si spera, ameranno.