Piacevoli sorprese a scatola (quasi) chiusa.
Ci sono dischi che compri senza sapere bene perché: mai letta nemmeno mezza recensione, mai sentito parlare dell’artista, mai fidato del concetto filosofico di “scatola chiusa” che – per esperienza, una volta aperta – sai benissimo riserva più frequentemente brutte fregature che piacevoli sorprese. Eppure.
In genere, può succedere per tre stupidi motivi: ti colpisce il titolo dell’album, ti incuriosisce il nome della band, rimani ipnotizzato dal genio dell’artwork di copertina. In questo senso, quello dei Cabbage è un caso di studio ideale, visto che condensa la triade di cui sopra in un unico oggetto del desiderio. Nihilistic Glamour Shots, infatti, è il perfetto “acchiappa-indecisi” da scaffale. Ovvero: come resistere al fascino trash di un titolo così ammiccante (diciamo un po’ alla dEUS), associato da un lato a una cover orrenda che mostra le sagome di alcune losche figure riunite ai piedi di una croce rovesciata – sembra uno scherzo dei Godspeed You! Black Emperor – e dall’altro a una formazione che ha deciso di essere ricordata dai posteri con un appellativo da reparto “frutta e verdura”?
Anzi, peggio, perché se per caso scorri velocemente la tracklist, ogni minima remora rimasta scompare davvero: pezzi come Preach To The Converted, Molotov Alcopop, Postmodernist Caligula, Subhuman 2.0, Obligatory Castration – e prima ancora questo singolo, Arms Of Pleonexia, sarcasticamente dedicata alle cravatte sedute al tavolo dell’International Conference on the Arms Trade – mostrano una maestria con le parole così brillante che meriterebbe l’acquisto ancor prima dell’ascolto, il “credere per provare” una volta tanto al posto del “provare per credere”. Anche fossero suite per clavicembalo stonato.
Poi scopri che questo è il debutto di cinque ragazzi di una prolificità snervante, ma che hanno deciso di prendersela così comoda da uscire con il loro primo disco in occasione del loro secondo disco (il precedente Young, Dumb & Full Of… era semplicemente l’accorpamento in un unico vinile dei loro vecchi tre EP in occasione dello scorso Record Store Day). Scopri che è tutt’altro che gente buttata allo sbaraglio nel carnaio delle “next big thing”, ma anzi un gruppo con più di duecento concerti all’attivo. Scopri che un punk moderno, sufficientemente “post” e adeguatamente sguaiato può andare deliziosamente a braccetto sia con una denuncia sociale di stampo quasi marxista, buttata là con aria minacciosa e senza peli sulla lingua, sia con un perverso humor nero tipicamente britannico.
Insomma: contro ogni previsione, scopri che hai avuto culo. Che la fortuna, se proprio non arriva ad aiutare gli audaci, almeno ha un po’ di compassione per gli incoscienti.
Che, per quest’anno, il bonus “acquisti a caso” te lo sei giocato bene.