A che serve essere amata da tutti, quando sei stata amata da Prince?
“D’accordo Beyoncè; ma anche Monáe”.
È un mio personalissimo motto che sintetizza la frustrazione per il fatto che Janelle Monáe non sia ancora la regina del mondo. O almeno, la presidente degli Stati Uniti.
Rapper, icona di stile, produttrice, titolare di etichetta discografica, modella, ma soprattutto potente messaggera dell’orgoglio delle black women, Monáe ha uno spessore artistico che la mette là, nella prima divisione delle dive, insieme a Queen Latifah, Erykah Badu – con cui ha pure lavorato – e Mary J Blige.
E – sì, anche Beyoncè.
Al cinema (perché è anche attrice), i suoi ruoli sono molto coerenti con il messaggio che porta. Nel film dello scorso anno Hidden Figures, ad esempio, (che nella consueta fantasiosa traduzione italiana è diventato Il Diritto Di Contare) è una delle tre scienziate afroamericane della NASA che calcolarono le traiettorie della missione Apollo 11; una storia vera e straordinaria. Senza considerare poi il suo ruolo gigantesco in Moonlight
Ma ora basta adulare Janelle per quello che ha fatto; cominciamo ad adularla per quello che fa. Il suo nuovo singolo, Make Me Feel, gronda Prince da ogni poro; la sua presenza aleggia in ogni singolo corpuscolo di questa canzone, addirittura nell’estetica del video. Il fatto è che non si tratta di un caso.
In una recente intervista rilasciata alla DJ inglese Annie Mac, Monáe ha confessato che “prima che Prince passasse su un’altra frequenza”, aveva lavorato con lei ad alcuni suoni del nuovo album. Una dichiarazione suffragata dal post di Facebook della DJ Lenka Paris, poi cancellato, che sostiene di aver riconosciuto, in Make…, una linea di synth che Prince avrebbe suonato durante un party.
Il brano, comunque sia, esce quasi in contemporanea con un altro singolo, Django Jane e anticipa Dirty Computer, un progetto piuttosto articolato che Janelle stessa ha definito un “emotion picture”.
Perché fare solo un album era troppo banale.