C’è una nuova scuola hardcore punk a Washington, DC.
Come deve suonare il punk nel 2018? Un’idea, questi ragazzi di Washington, D.C., ce l’hanno.
C’è un gran fermento nella capitale che, oggi, scende in piazza in massa contro l’uso delle armi. Da un paio d’anni a questa parte, una sorta di “punk reinassance” sta rinvigorendo lo spirito degli orfani dell’hardcore, con decine e decine di band che si formano e si sciolgono nel giro di una legislatura italiana e confluiscono in altre band, cercando di non somigliare a quelle precedenti.
I tre membri dei Flasher, ad esempio, militavano nei Priests, nei Big Hush e nei Bless: tutti nomi di punta di questa nuova scena che, per chi volesse approfondire, è ben raccontata qui.
Dal loro esordio nel 2016 con un EP omonimo (su audiocassetta), i Flasher figurano tra i capisaldi di questa nuova onda. Ora, Skim Milk è il primo risultato del loro ingresso nell’etichetta Domino. Questo sodalizio, insieme al loro recente tour con i (le?) Breeders, dice che il 2018, per loro, è una buona annata.
Un pezzo ben riuscito e che smussa il caos che li ha generati, aderendo anche liricamente ai dettami tradizionali del punk (“no future, no fate”). Non è un piagnisteo – dice la band – è una rivendicazione. Quando tutti ti dicono di fare scelte pensando al tuo futuro, e un’enorme fetta di popolazione non ha il privilegio di poter vivere al di fuori del suo presente, meglio fuggire verso qualcosa di nuovo e sconosciuto, piuttosto che aggrapparti a una bella vita che ti odia. Questa, in sintesi, la loro visione.
Per usare le loro stesse parole, insomma, più che “no future”, “NO ASPIRATIONAL BULLSHIT”.