Abbiamo pazientato 22 anni…
Dal Pozzo di San Patrizio delle reunion abbiamo pescato i Disciplinatha, ovvero una delle ultimissime band degli anni ‘80 e ‘90 che avremmo pensato di rivedere in azione.
Attenzione, però: se i Disciplinatha non erano un gruppo rock convenzionale (nella loro prima incarnazione, certamente no), nemmeno il loro ritorno in scena poteva essere “piccolo borghese”: da qui la nuova denominazione o meglio, a loro stessa detta, un marchio-sequel.
I Dish-Is-Nein sono composti dai membri storici Cristiano Santini, Dario Parisini e Marco Maiani, affiancati da vari collaboratori e ospiti – tra cui il coro alpino di Monte Calisio e Justin Bennet, batterista live degli Skinny Puppy – in un EP di sei pezzi pubblicato in vinile dalla Contempo Records (altro nome storico del rock “alternativo” italiano).
Le carte in tavola sono belle e credibili, quindi, ma la musica del trio bolognese ha ancora un senso nel 2018? Sì, specie dopo aver ascoltato il disco nella sua interezza.
Perché negli ultimi trent’anni il mondo è cambiato drasticamente e il loro manifesto programmatico è cinico e romantico allo stesso tempo: «Nessuna nostalgia, nessuna celebrazione. La parentesi dell’epoca “democratica” volge al termine, e un altro Mondo Nuovo si affaccia all’orizzonte. La sola, amara consapevolezza di averci visto giusto, il diritto di rivendicarlo».
I Dish-Is-Nein sembrano in grado di citare il passato per spiegare il presente: mica un’impresa da poco, specie dopo che la musica popolare – e quella rock in particolare – è stata progressivamente spogliata di ogni autentica velleità eversiva.