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A volte è necessario approfondire. Per capire da dove arriva la musica di oggi, e ipotizzare dove andrà. Per scoprire classici lasciati indietro, per vedere cosa c’è dietro fenomeni popolarissimi o che nessuno ha mai calcolato più di tanto. Queste sono le storie di HVSR.

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Soccer Mommy: Your Dog
In casa, solo tutine sexy

La ragazzina che non era d’accordo né con Iggy né con gli Stooges.

Un’adolescenza introversa, passata a comporre canzoncine chiusa nella propria cameretta e a pubblicarle solo su Bandcamp, finché qualcuno non ti comunica ufficialmente che magari con quella roba c’è pure la possibilità di tirarci su due soldi e ti introduce in un mondo polveroso dove le cose di fanno ancora un po’ all’antica, tramite strumenti vetusti come etichette e contratti discografici.

Messa così, quella di Sophie Allison sembra la storia della sorella gemella di Will Toledo che, alle soglie della maggiore età, finalmente se ne guadagna una tutta sua (di cameretta, dico), dopo un’infanzia in comune durante la quale ha condiviso con il fratellino talentuoso e occhialuto lo stesso letto a castello dell’IKEA, musicalmente costruito all’insegna dell’ingegno e del risparmio. Ovvero seguendo alla lettera le istruzioni minimali di un’etica (e un’estetica) rigorosamente DIY.

Come i Car Seat Headrest, infatti, anche il progetto Soccer Mommy vanta il primato di aver esordito con un greatest hits ed essere poi arrivato all’effettivo primo album con il secondo disco. Un po’ macchinoso, come concetto, ma a quanto pare è la nuova frontiera della promozione musicale.

In questo caso, l’uscita di Clean è prevista per i primi di Marzo e Your Dog è il singolo ha fatto iniziare il conto alla rovescia: la storia viscerale di chi trova il coraggio di fuggire da una relazione tossica, capitalizzando un improvviso momento di lucidità dopo un infinito periodo di debolezza. Storia raccontata con invidiabile humor nero dal collettivo di film-maker Weird Life nel relativo video che – a livello di storytelling – pare la versione emo del buon vecchio Weekend Con Il Morto.

“Emo” nel senso che il morto in questione non è il datore di lavoro, ma il fidanzato della protagonista, la quale, a sua volta, aggiunge emo all’emo: per poterselo portare appresso senza dare nell’occhio, invece di mettergli su un paio di occhiali da sole come nel film di Ted Kotcheff, pensa bene di truccarlo come il cantante dei My Chemical Romance.

Il messaggio è tanto semplice quanto diretto («I don’t wanna be your fucking dog») e, fin dalle prime righe, mette subito in chiaro come si sia persa ogni traccia, qui, della dolce vulnerabilità “bedroom-pop” che permeava le prime composizioni della Allison di un paio di anni fa. Cosa prevedibile, dopotutto: crescendo, quel che non ti ammazza di fortifica e anche ad ammettere di sentirsi invisibili ci vuole non poco coraggio.

Ancor di più se, nel farlo, finisci per ribattere, punto su punto, parola per parola, involontariamente o meno, a gente come questa.

Soccer Mommy 

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