Tigri e fenici.
Lo Year Of The Tiger è il 1974: anno che secondo l’oroscopo cinese cadeva sotto il segno della tigre, appunto, e che vide la morte del padre di Myles Kennedy.
Fu un evento traumatico per un bambino di soli quattro anni: avrebbe segnato per sempre la sua esistenza, lasciandogli in fondo all’anima un profondo senso di vuoto, malgrado il dono di una voce meravigliosa e, più tardi, il successo mondiale riscosso con Slash e gli Alter Bridge.
Tratto dall’album omonimo, cioè il debutto solista in uscita a marzo, il brano decreta il passaggio di Myles dalle vesti di muscolare frontman hard rock a quelle di cantautore intimo e confessionale, anche se mai stucchevole. La canzone è un’ode positiva dedicata alla forza di trasmutazione, un inno alla capacità di trasformare l’anfratto interiore più buio in catarsi sonora.
Lo splendido timbro vocale di Kennedy e la sua dolente intensità fanno pensare ai compianti Chris Cornell e Jeff Buckley, anche se in lui l’esplorazione del baratro non è mai autoindulgente. Ed è questa la sua salvezza.
La tigre graffia e converte in atletico balzo in avanti anche la notte più oscura, come la fenice che sa rinascere dalle ceneri attraverso la passione mai sopita per la musica.