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King Tuff: Psycho Star
Moustache is the new LSD

Una risata ci seppellirà.

I King Tuff, guardandoli così, a freddo, fanno immediatamente house-party; uno di quelli in cui girano così tanti ettolitri di birra che la band manco va a tempo. Un gruppo di canaglie con varie dipendenze, tra cui una, evidente fin da subito: quella dai baffi. Poi scopri che “King Tuff” è lo pseudonimo di Kyle Thomas, ex turnista dei Muggers, la band di Ty Segall; insomma, uno che l’artigianato della chitarra distorta l’ha imparato da piccolo. E non è tutto: ha suonato pure con i Witch di J Mascis.

Thomas è californiano di Los Angeles, incide per Sub Pop dal 2012 e segue il filone garage-rock demenziale, ma con varie deviazioni; basti pensare che il suo pezzo più conosciuto, The Other, è una ballatona sulla depressione fatta solo di tastiere.

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Ecco, lui ha questa caratteristica: scrive testi abbacchiatissimi e supercinici su pezzi scoppiettanti. Esattamente come nel nuovo singolo, Psycho Star, che anticipa il quarto album, il successore di Black Moon Spell del 2014. Un brano un po’ meno garage e un po’ più Franz Ferdinand; troppo amico-della-radio per lo zoccolo duro dei fan.

Ma è anche una canzone per cui la definizione “azzeccata” è ridondante e riduttiva, specie in abbinamento al video, di chiara ispirazione Hitchockiana, come dichiara il regista in apertura (a proposito: ve ne siete accorti? Son tornati i videoclip!).

Il messaggio è chiaro: «Guardo fuori dalla mia finestra/ è chiaro: non apparteniamo a questo mondo. Follia e distruzione / Forse è questo, tutto ciò che siamo».

Ma nel frattempo, quanto ridere.

King Tuff 

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