Lo consigliano sia i migliori consulenti matrimoniali che tutti i responsabili delle risorse umane: marito e moglie è meglio se non lavorano nello stesso ufficio.
La storia dei Cross Record è una specie di favola costretta a fare i conti con la realtà. Realtà che, nel caso specifico, non ha perso troppo tempo in valutazioni di sorta e – come gli editor più sadici – si è limitata a lasciare lasciare tutta la trama invariata, tagliando però via il lieto fine. Quando infatti parliamo di “storia” dei Cross Road, parliamo a tutti gli effetti della storia tra Emily Cross e Dan Duszynski, e quindi risulta praticamente impossibile distinguere i tratti da associare singolarmente alle due comuni accezioni del termine: carriera artistica e relazione sentimentale.
I due piccioncini si sono sposati, sono scappati via dalla città per isolarsi sperduti nel Texas rurale, dove, nella calma creativa del loro nido d’amore, hanno concepito un album meravigliosamente inclassificabile come Wabi-Sabi. Per promuovere il disco, si sono poi imbarcati in un tour di supporto agli Shearwater, durante il quale hanno stretto una profonda amicizia con Jonathan Meiburg, al punto da invitarlo nel loro rifugio per provare a registrare qualcosa in una serie di jam session estemporanee. Senza impegno, come direbbero nelle peggiori televendite.
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Poi è andata come è andata. Sarà che il loro legame chimico era così perfetto che l’avvicinamento di una nuova molecola non poteva che mandare tutto in vacca, sarà che il loro algoritmo girava così bene già di per sé da non prevedere l’introduzione di una nuova variabile, sarà che all’interno della coppia almeno uno il triangolo no, non l’aveva considerato. Fatto sta che durante il sopracitato esperimento collaborazionista i due hanno deciso di divorziare, non senza prima dare alla luce un “figlioletto” bastardo quanto basta per lasciarci grosse speranze riguardo al suo futuro.
Maledetto dalla Chiesa in quanto nato fuori dal matrimonio e frutto di un rapporto a tre, è stato battezzato Loma e uscirà il 16 Febbraio per Sub Pop. Black Willow ne è la traccia di chiusura e promette benissimo, con il suo incedere sonnambulo, tipico dell’oscuro indie-pop che da sempre caratterizza le migliori produzioni di Meiburg, a cui la voce di Emily dà un tocco che fa la differenza.
Si sa: quando finisce un amore, “rimanere amici” dovrebbe finire nel cassetto delle illusioni che non possiamo permetterci di coltivare. Fare un ottimo disco invece, a quanto pare, non è un’utopia.