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Justin Timberlake: Filthy
Altro che Daniel Craig

Per il momento non c’è traccia della tanto paventata svolta country. Anzi.

Potrebbe essere tutta una colossale presa per i fondelli? Il 2 gennaio il canale Vevo di Justin Timberlake pubblica un teaser di introduzione al disco di prossima uscita – che si chiamerà Man Of The Woods, e già il titolo è un programma – della megastar americana. Nel video è tutto un susseguirsi di Timberlake tra i campi di mais, Timberlake in un prato innevato, Timberlake in mezzo ai cavalli, Timberlake a mollo in un torrente.

Immagini e parole sembrano suggerire una svolta tra l’hipster e il country: sappiamo bene che a queste star americane ogni tanto gli parte il trip del banjo e della quadriglia, vedi Lady Gaga, Miley Cyrus ecc. Invece pochi giorni dopo, bum!, il buon Justin toglie tutti dall’imbarazzo e pubblica Filthy: singolone che toglie ogni ansia su possibili, clamorose giravolte stilistiche del Nostro. Garth Brooks può dormire sonni tranquilli: si tratta ancora di un pezzo alla Timberlake/Timbaland, ovvero quell’elettro-pop-funky-sexy-dance che ha già fatto sculettare mezzo mondo. Quanto al resto dell’album, vedremo.

Ma la cosa migliore di Filthy, che pure è un buon brano, è soprattutto il videoclip, che sarà probabilmente costato poco meno di una manovra finanziaria di un paese europeo di piccole dimensioni. Ormai da mesi robot e intelligenza artificiale sono diventati un tema da rotocalco o da dibattito politico (le due cose di solito sono collegate): le macchine ci ruberanno il lavoro? Ci sarà ancora spazio per impiegati, operai, professori, giornalisti?

Justin, qui nei panni di una sorta di Steve Jobs danzereccio, sembra suggerire che anche gli artisti potrebbero avere qualche motivo di preoccupazione.

Justin Timberlake 

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