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Toothgrinder: The Shadow
Che genere facciamo? È venuto il momento di fare luce

Nessuno ha capito bene che genere facciano, ma da qualche parte tra metalcore e progressive, in bilico tra Mastodon, Tool, Slipknot e Contortionist, ci sono anche loro.

Sono giovani, i Toothgrinder (made in New Jersey, Asbury Park, per l’esattezza; la stessa di Greetings From Asbury Park, ma le similitudini col Boss terminano qui): giovani ma bravi. Alle spalle hanno un buon disco come Nocturnal Masquerade, lavoro che nessuno è riuscito bene a capire se fosse metalcore, progressive, djent, o cosa diamine altro; imbarazzo che persiste e se possibile si amplifica con il recente Phantom Armour, da cui The Shadow è tratta.

Peraltro, quando hanno chiesto al cantante di citare le sue influenze principali, il buon Justin Matthews s’è preoccupato di non posizionarsi in una nicchia troppo angusta, citando Pink Floyd, Tool, Mastodon, Faith No More, Black Sabbath. Sarà che siamo vicini ad elezioni, ma mi è tornato in mente quando una decina di anni fa Walter Veltroni snocciolava i numi tutelari del PD, mettendo assieme Chaplin, Kohl, Gorbaciov, Sacco e Vanzetti, Volonté, Redford, i fratelli Kennedy, Foa, Bachelet, Enrico Berlinguer, Zaccagnini, Craxi, Obama, Aung San Suu Kyi, Nelson Mandela, Rigoberta Menchú e Gandhi (e anche in questo caso le similitudini tra Matthews e Veltroni terminano qui).

Quello che è certo è che, nell’ambito della diffusa prassi di alternare violente cartellate sui denti con chorus melodici, e growling vocals con cantato pulito, gli americani risultano piuttosto interessanti, e almeno per quanto concerne The Shadow il rimando a Mastodon e Tool non è totalmente campato per aria. Il video invece sì, ma ehi – siamo qui per la musica, no?

Toothgrinder 

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