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A volte è necessario approfondire. Per capire da dove arriva la musica di oggi, e ipotizzare dove andrà. Per scoprire classici lasciati indietro, per vedere cosa c’è dietro fenomeni popolarissimi o che nessuno ha mai calcolato più di tanto. Queste sono le storie di HVSR.

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The Wombats: Lemon To A Knife Fight
Donna barbuta, sempre piaciuta

Twilight in salsa indie.

Il vombato è un simpatico animaletto che vive in Australia: zampe corte e naso a palla, piace a grandi e piccini che quasi mai sanno resistere al suo fascino coccoloso da peluche Trudi® un po’ sovrappeso. A patto di non farlo incazzare sul serio, s’intende. In pratica è un incrocio tra un procione e un castoro, con l’aggiunta di un bel marsupio sullo stile del suo conterraneo, il canguro, con cui da sempre si gioca lo scettro di simbolo “aussie” nel mondo. Da bravi colleghi, i due si sono divisi il mercato: mentre quest’ultimo si rivolge a un pubblico più mainstream, il primo è (ri)conosciuto prevalentemente da una fetta di fan più ristretta ma forse ancor più fedele, diciamo di nicchia.

I Wombats, pur non essendo né marsupiali né australiani, hanno però in comune con i piccoli roditori cui hanno rubato il nome astruso sia il pubblico tipicamente indie, sia la simpatia innata. Il senso dell’(auto)ironia, infatti, non ha mai fatto loro difetto e li ha sempre accompagnati sin dai tempi in cui ci esortavano – come trucco infallibile per essere più felici – a ballare sulle note dei Joy Division.

Questa propensione naturale è più che confermata dalla nuovissima Lemon To A Knife Fight, che precede il loro quarto album Beautiful People Will Ruin Your Life in uscita a Febbraio, e dal suo surreale video girato da Finn Keenan che, intervistato al riguardo, ha liquidato la cosa con sibillino «David Lynch meets Power Rangers». In effetti il frontman del gruppo, Matthew Murphy, ha confermato che l’ispirazione per il pezzo gli è venuta da una lite avuta con la moglie dopo aver visto Mulholland Drive e quindi non stupisce che ne sia uscito fuori una specie di piccolo B-movie ad altissima qualità, in cui una pallina da tennis è l’unica testimone – ehm – “oculare” di una sordida storia di rapimenti, violenza e caccia alle fighe mannare.

Il pezzo, dal canto suo, non è davvero niente male, ma il consiglio è quello di aspettare un attimo prima di entusiasmarsi più del dovuto: troppe volte, ultimamente, i tre di Liverpool ci hanno illuso con un paio di singoli azzeccatissimi, per poi sgonfiarsi sulla lunga distanza dell’album successivo.

In poche parole, troppe volte, anche in passato, ci hanno promesso David Lynch per poi darci i Power Rangers.

The Wombats 

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