Australia mia, Australia in fiore…
Non so bene che cosa sta succedendo ultimamente, in Australia. Non se ne sentiva parlare così tanto dai tempi in cui Kylie Minogue e Michael Hutchence degli INXS erano fidanzati.
Sarà che questa tasca di mondo può essere un vero incubo di logistica, col risultato che tutto costa uno sproposito, e la musica, molto più che dalle nostre parti, è un bene di lusso (dischi, club, concerti: un vero salasso). In più, gli australiani hanno a che fare con un governo federale che negli ultimi anni ha dato un taglio netto ai fondi stanziati per l’arte e la cultura. Forse si deve proprio a questo, paradossalmente, quell’esplosione di talento e vitalità che ha il suo cuore pulsante a Melbourne.
A prescindere dal fenomeno Sia, campione nazionale di streaming nel 2017 (lei è di Adelaide, però), c’è un nugolo di gruppi, produttori, DJ, etichette “aussie” ben proiettati verso il resto del mondo.
Come i 30/70, un collettivo di giovani musicisti che fonde il jazz a elementi di afrobeat, funk e neo-soul: una miscela che il singolo Nu Spring racconta molto meglio di ogni definizione. È il primo tratto dal loro secondo album, Elevate, fresco di uscita su Rhythm Section.
Il cuore della band è un quintetto, che però arriva a undici elementi quando la musica chiama.
Da archiviare nella sezione: “Gruppi che piacerebbero a LoreJova”.