Formula che vince non si cambia (al massimo, ci si prende una lunga pausa fra un disco e l’altro).
Tra i marchi sonori grazie ai quali le nostre orecchie identificheranno gli anni ‘10, ci sono sicuramente l’implacabile colata di autotune che non ha risparmiato nemmeno gli U2, e naturalmente il reggaeton come declinazione unica della sexyness in musica; mettiamoci anche la quadratura del pop intorno a quattro note di durata rigidamente identica, ma non dimentichiamo il “build up” rassicurante.
È a quest’ultimo che i Franz Ferdinand hanno deciso di dare la massima dignità. Perché di per sé il build up – e in questo caso specifico il cosiddetto “riser”, la nota in sottofondo in continua ascesa tipo allarme antiaereo, a suggerire un’imminente esplosione ritmica – è semplicemente un’abusata gherminella per chetare le smanie degli ascoltatori più energumeni e più giovani (le due cose non sempre coincidono, ma i database dei produttori contemporanei convergono sulla contiguità delle due condizioni).
Ovvero tranquilli raga, sentite questa nota sotto che sale sale? Indica che la canzone parte piano ma cioè non è tutta lenta cioè non è una palla zì, frà, brò, aspettate a cambiare – perché entro un minuto il pezzo che la contiene butterà via i suoi vestiti tipo Hulk trasformandosi in PEZZO CHE SPACCA, inducendo a indugiare almeno per quei fatidici trenta secondi che portano a casa il punto su Spotify.
Sicché la band scozzese, ben consapevole che i suoi quattro anni di latitanza sono l’antitesi del moderno dogma dell’onnipresenza, ha fatto di necessità virtù – scegliendo proprio di elevare a manifesto di un’epoca questa tensione verso l’alto, che non approda mai a una nota in maggiore definitiva né a un “bass drop” da cui partire decisi: «The opening line leaves an uncertain ending», suggerisce il testo.
Il risultato è un brano dance rock che intrattiene, ma ha un difetto (come sottolineano Kapranos e il suo clan): «Never going to resolve». Un’intuizione non da poco sul pop contemporaneo. Che poi questo pezzo non sia il loro capolavoro, ci sta: in fondo il sottinteso è proprio quello.