Pop. Quello invincibile, che ti fa muovere il piedino. O almeno sorridere.
Nel video ci sono collage, colori strampalati, effetti psichedelici, un retrogusto vagamente politico/scolastico e il retrofuturismo. I suoni sono plasticosi: synth e ritmica che sembrano usciti dall’incubo di un punk sugli anni ‘80 e su ciò che odiava ai tempi. La voce e i cori sono il marchio di fabbrica, ma più vari ed effettati del passato (per quel che ci è dato capire).
I Django Django tornano e ancora sembrano, in un mondo totalmente allo sfascio, degli imbecilli che continuano a sorridere ad nauseam: è possibile una cosa del genere? Solo che, alla fine, scava scava, non sono stupidi per niente. Perché trattano una materia come il pop – indie? Non indie? “Chi se ne fotte?” possiamo dirlo? – con una cura che è propria di chi il pop sa farlo e di chi lo conosce per bene: quella della leggerezza.
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Django Django: Free from Gravity
In Your Beat è un pezzo fatto di epica e abbandono, di piste da ballo («In your beat / Dancing with me») che erano una fuga dalla realtà e che, ora, sono l’unica realtà rimasta se vuoi sopravvivere.
La cosa veramente bella è la gioia: una canzone dei Django Django ha sempre qualcosa che, se non ti lasci andare al cinismo, ti farà muovere le labbra. Fosse per una risata, un sorriso o un mezzo ghigno. È il pop.