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Cesare Cremonini: Nessuno Vuole Essere Robin
C'ha l'eleganza trasandata, lui

Cesare Cremonini
Nessuno Vuole Essere Robin

Cesare e l’arte di concedersi (ma non troppo).

Questa canzone sta piacendo molto, e probabilmente aggiungerà l’ultimo tassello alla costruzione di un amore che non ha spezzato alcunché ma si è consolidato piano dopo un lungo maggese: l’amore di una generazione che ci ha messo un po’ per prendere sul serio Cesare Cremonini, per tanti anni visto dapprima come il ragazzone sulla Vespa, poi come il gentile giovin signore invaghito del mondo che se la tira troppo poco per essere iscritto al club dei grandi autori.

E tuttavia, proprio nel momento in cui la consacrazione non può più essere ritardata, Cremonini ribadisce la sua inguaribile, ingenua diversità commettendo un errore che i suoi maestri cantautori non avrebbero mai fatto: togliere lo stupore e lo spiazzamento da una propria opera, svelare il disegno a matita sul quale aveva poggiato colori di enigmatica suggestione. Con queste parole sulla sua pagina Facebook, infatti, è venuto a soccorrere chi, sgomento perché disabituato a canzoni dotate di altezza, larghezza e profondità, chiedeva disperato una scorciatoia:

«Moltissimi di voi me lo hanno chiesto. Nessuno Vuole Essere Robin è nata durante l’inverno scorso, in una sera delle tante, tantissime, passate a ossessionarmi sulle luci musicali da seguire per la composizione del nuovo album. La chitarra. Una voce amata, al mio fianco. Non ricordo bene quale fosse l’argomento, mi parlava da un po’. Sembrava soffrire, ma non la sentivo, ero già entrato nel mio mondo: quello con un cartello luminoso che mi copre la faccia e dice: “sto scrivendo”. Immagino sia molto fastidioso starmi di fianco, perché in quei casi non sono più molto presente.
Sono uscito dalla finestra e ho iniziato a volare lontano, fino a un’altra città, un altro pianeta, un’altra via, un’altra casa. Eccomi davanti al portone di una donna perduta. Davanti al rifiuto di una felicità ovvia. Meritata. Mai avvenuta.
Come mai sono venuto stasera? Bella domanda. Ero lì per cercare rifugio. Shelter from the storm. Dentro a questa canzone, io credo ci sia tutto quello che ho perso e non ritrovato. Il rifiuto che si compie con la scusa del cane apre un’altra porta. A voi camminare questa canzone. È uno di quei brani che scrivi una volta sola, o due, negli anni. E questo nuovo album ha la fortuna di portarlo in grembo. Ho continuato a scrivere ininterrottamente fino alla fine. Nessuno… è nata in dieci minuti».

Seimilacinquecento persone rassicurate hanno messo “like”. Ma chissà perché, ora la canzone sembra lievemente meno speciale di prima. Vedi Zésare, all’artista si richiede mistero, margine per il fraintendimento (specie da parte dei critici) e anche di tirarsela un po’: se Bob Dylan fosse stato un uomo affabile come te, poco ma sicuro oggi il Nobel sarebbe su un comò di Philip Roth.

Cesare Cremonini 

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