Le strade di Baltimora si tingono di psichedelia.
Giusto un anno fa vi parlavamo dei Turnstile, pronosticando un nuovo disco per il 2017. La loro nuova e importante casa discografica – Roadrunner – ci farà invece aspettare fino a inizio 2018.
Chissà, forse i fan della prima ora e i puristi della scena sentivano già puzza di bruciato; poi però è uscito il primo estratto dall’imminente lavoro e, beh, tutto si può dire tranne che il gruppo americano si sia rammollito, rincoglionito o commercializzato.
↦ Leggi anche:
Turnstile: Come Back For More
Anzi: Real Thing mischia ulteriormente le carte, aggiungendo all’ossatura hardcore metallica del loro sound – Quicksand, CIV, Burn, primi Orange 9mm e gli Inside Out dove cantava Zach de la Rocha, suggeriscono dalla regia – delle “insospettabili” influenze psichedeliche, quasi come se Jane’s Addiction e Snapcase avessero composto un pezzo assieme dopo aver cenato coi funghetti.
Coerentemente, il relativo video sembra un omaggio all’estetica dei film più famosi di Alejandro Jodorowsky. Il bello dei Turnstile è che qualsiasi cosa facciano suona “bene”, a prescindere dalle influenze più o meno evidenti.
Underground od overground, conta fino a un certo punto; l’importante è che i ragazzi di Baltimora continuino su questa strada: coraggiosi, selvaggi e un po’ svitati.