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Everything Everything: Night Of The Long Knives
Pensiero laterale

Everything Everything
Night Of The Long Knives

Febbre contagiosa in arrivo da Manchester.

Fever Dream è il quarto album, uscito ormai lo scorso agosto, degli Everything Everything.

Non freschissimo, direte voi; ma questo disco continua a buttar fuori singoli come boccioli fuori stagione, e la sua “durata” è inversamente proporzionale al dibattito che crea.

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L’ultimo estratto è Night Of The Long Knives, che è anche la sua traccia d’apertura; prima ti carezza con una certa linearità, poi ti tramortisce con una bordata in faccia di synth a sirena. Strano, perché di solito questa band non adotta strutture così prevedibili. Il video che lo correda, poi, non potrebbe essere più pertinente.

Non mi è chiaro perché ancora non si spendano parole di adulazione, a proposito degli Everything Everything. Seriamente. Ne vorrei almeno tante quante quelle riservate agli Alt-J o ai Wild Beasts. Perché qui, insomma, si gioca nello stesso campionato: quell’ art-rock un po’ schizoide che offre lucide riflessioni sul nostro tempo veloce.

Sin dal loro esordio, Man Alive del 2010, i mancuniani hanno inciso lavori dal tiro altissimo, dove sperimentazione elettronica, R&B e math-rock – quello dei Foals, per intenderci – si sono fusi in modo magistrale. “L’entusiasmo di un bimbo iperattivo” è la definizione più calzante per definire la loro formula.

Sono saturi, carichi e contorti; la sperimentazione elettronica si sposa, ora più di prima, a chitarre più aggressive, con il cantato acuto e “spinto” di Jonathan Higgs a fare ancora da marchio di fabbrica.

Non il gruppo che metteresti come sottofondo per il tè delle cinque, insomma.

(ma tanto ormai lo sanno tutti che Queen Elizabeth alle cinque prende un gin tonic)

Everything Everything 

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