Volevate ‘Oracular Spectacular’? Attaccatevi.
Una premessa: son passati dieci anni da Oracular Spectacular – il primo, acclamato, fricchettonissimo, segnante album degli MGMT. È probabile che la vostra percezione temporale lo collochi in anni più recenti, ma, ecco, sono dieci.
Detto questo: Ben Goldwasser ed Andrew VanWyngarden, a tutt’oggi il nucleo fondante della “band”, han deciso di cambiare. Non è una notizia: gli MGMT cambiano sempre.
Loro non suonano come volete voi.
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Mai stati accomodanti, questi due. Verso la loro casa discografica, che ha abbandonato le speranze di farne una “top 40 band”; verso i fan (il secondo album, Congratulations, sembrava studiato in laboratorio per farli scappare tutti); verso i politici che ne usano la musica in modo improprio (come Nicholas Sarkozy, che aveva prelevato la loro Kids per accompagnare i video dell’UMP e che si è visto recapitare una bella letterina: «Fa la campagna anti-pirateria e poi ci ruba il pezzo», fu il loro commento).
Il nuovo singolo, Little Dark Age, arriva con calma, dopo quasi cinque anni di silenzio. Purtroppo per G&VW, questa volta, succederà quel che hanno sempre detestato: saranno capiti al primo ascolto.
È una perla di musica spaziale, avvinghiata su synth trafugati direttamente dalla casa di Gary Numan. Ci vorrebbe un bel remix dei Justice, come ai vecchi tempi: con quei bassoni già pronti all’uso, saprebbero cosa fare.
Nel video, grottesco sfottò di un b-movie gotico, Goldwasser sembra un giovane Robert Smith. Il che, ora che quello originale somiglia sempre di più a una stagionata Liz Taylor, non è poi tanto male.
Little…, l’album, esce “all’inizio del 2018”. Vorrete mica una data, adesso…