Gente che non ha paura di fare il rock radiofonico patinato e che se ne sbatte del cosiddetto consenso della critica.
Quando esordirono nel 2002 con l’album omonimo, i Theory Of A Deadman furono sarcasticamente definiti da qualcuno “i roadie dei Nickelback”. In effetti anche’essi provenivano dal Canada, avevano l’aria un po’ rustica e – toh! – incidevano per la 604 Records dello stesso Chad Kroeger.
All’epoca si usava molto il termine “post-grunge”, ma era solo tipico rock commerciale rivestito di una leggera patina di malessere esistenziale. Mettere i Puddle Of Mud nella stessa categoria degli Alice In Chains era una bestemmia orribile, col senno di poi.
Quindici anni e un discreto successo dopo, il gruppo della British Columbia può rimandare il sarcasmo al mittente: la bella critica non sarà mai dalla sua parte, ma evidentemente il pubblico nordamericano lo premia con regolarità.
Il nuovo album Wake Up Call è atteso a fine ottobre; lo scorso luglio, il singolo Rx è stato pubblicato assieme a un videoclip che sprizza Los Angeles da tutti i pori. Una storia di adolescenti, droga, farmaci e compassione, con atmosfere che ci riportano vagamente al film Alpha Dog (bello e disturbante, poiché basato su un fatto realmente accaduto). Siamo sempre ai confini dello stereotipo, e forse oltre, ma ormai è chiaro: si tratta della loro specialità.
Il rock patinato da classifica è uno sporco lavoro, ma qualcuno lo deve pur fare. I Theory Of A Deadman sono qui per questo.