Punk rock acidissimo e pressoché estraneo a qualsiasi logica commerciale. Vero punk, insomma.
Gli SDH fanno punk attraverso almeno due livelli di lettura. Il primo, quello che salta subito all’orecchio, è evidenziato da un suono acido, frastornante e caratterizzato da una minacciosa e insistita coltre di “rumore” (che non cela del tutto un gusto melodico interessante, tuttavia).
Il secondo, meno immediato ma altrettanto rilevante, è legato al fatto che il duo rietino è quasi completamente avulso alle logiche commerciali della discografia. Si autoproduce (via-Sham Foundation), non suona dal vivo e la sua presenza online ufficiale è ridotta al minimo indispensabile.
Elitari? Non crediamo. Elusivi e irriverenti, forse sì. Nel dubbio, gli SDH prestano grande attenzione alla grafica. Vedi la bella copertina dell’ultimo album Rough Hunger, realizzata da Ilaria “Ila Pop” Novelli: a noi vecchi metallari anni ‘90 ha ricordato quelle dei Cathedral; a voi – che avete studiato arte e girate il mondo per mostre – farà giustamente venire in mente un’opera di Hieronymus Bosch in esplicita chiave erotico-Disneyana (!).