Un giorno all’improvviso, due nuovi pezzi di Mick Jagger. Cominciamo a vivisezionare il primo.
Le carriere soliste dei componenti dei Rolling Stones sono quelle col bilancio più drammatico tra tutti i gruppi rock blasonati (il che conferma la visione romantica di un pugno che sa colpire solo quando si stringe), e Mick Jagger ne è ormai ben consapevole.
Ciononostante, pur in piena lavorazione di un nuovo album degli Stones, ha sentito l’urgenza di far uscire due brani gemelli – Gotta Get A Grip ed England Lost – slegati da qualsiasi progetto musicale, intenzionati solamente a gettare un sasso polemico nello stagno che, malgrado tutto, continua a chiamare “casa”. «We obviously have a lot of problems. So am I politically optimistic? No», ha comunicato, laconico, il frontman della greatest rock’n’roll band in the world.
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Come canzone, Gotta… pare quasi soltanto abbozzata, aggrappata a un riff di chitarra e a una produzione che ricorda vagamente il periodo in cui Mick era in fissa coi Material di Bill Laswell. La sensazione, tuttavia, è che il suono gli interessi solo relativamente; sembrano deporre in tal senso anche i remix disponibili su Spotify, che sono tutt’altra cosa rispetto alla versione scelta per il video.
Quest’ultimo, particolarmente palloso, è di Saam Farahmand, stesso regista di England Lost (più interessante, anche se non molto più vivace): l’idea di fondo è che il mondo ruoti a una sorta di party (palloso) dal quale i più sono esclusi; in compenso tutti quanti sono sudaticci, ché il riscaldamento globale non guarda in faccia a nessuno.
La cosa più importante – e forse non era mai successo nella storia dei Rolling Stones – è il testo, un’invettiva contro quell’apoteosi della chiusura mentale che Jagger vede trionfare sia nella sua terra natale che in quella adottiva. In effetti, forse la cosa più rilevante è proprio l’urgenza comunicativa avvertita dal settantaquattrenne rocker: «Dovevo far uscire questi pezzi ora, non potevo aspettare».
Buffo come quest’epoca in cui gli artisti che vanno per la maggiore lavorano per anni (insieme a cinquanta coautori) prima di dare al pubblico un prodotto finito, avesse visto fino a ieri del tutto a suo agio anche Jagger, che a inizio carriera incideva 45 giri epocali in un giorno e 33 giri fondamentali in una settimana. Ma si vede proprio che all’improvviso, come tanti anni fa, si è scoperto profondamente insoddisfatto.