Tutto ciò che avreste ancora da chiedere da ‘Ok Computer’ (ma che non avete mai osato chiedere).
È piuttosto noto anche fuori dalle sette dei cinefili che il film Blade Runner, alla sua uscita, fu salutato come un capolavoro malgrado un finale edificante imposto dalla produzione, che il regista Ridley Scott subì malvolentieri e del quale si liberò in occasione del successivo “director’s cut”, col quale restituiva alla sua opera il coefficiente di cupezza che desiderava.
I Promise è l’esatto contrario: è una canzone d’amore e di speranza che, se fosse stata inclusa in Ok Computer, l’album di maggiore successo dei Radiohead, ne avrebbe alleviato il senso di elegia distopica che riempì di sgomento gli ascoltatori dell’epoca.
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Probabilmente un brano così lineare – sia nella musica che nelle parole, con quella reiterazione alla fine di ogni strofa che fa un po’ E Penso A Te di Battisti (ma anche un po’ Lo Prendi Papà di Gianni Morandi) – avrebbe finito per rendere più lieve tutto il disco, e forse il suo crescendo epico si sarebbe persino imposto come hit per matrimoni “alternative”. Il gruppo decise pertanto di tagliarlo e solo i fan di più stretta osservanza lo hanno potuto apprezzare grazie alle sporadiche apparizioni dal vivo.
La sua pubblicazione come – per così dire – singolo in occasione delle celebrazioni del ventennale della ben nota pietra miliare ottiene così due risultati: dimostra che i Radiohead non sono del tutto privi delle arti che servono per cucinare una canzone romantica facilmente commestibile, e nel contempo testimonia la loro risolutezza nel fare di quel disco un abisso nel quale guardare senza appigli né promesse.