La parola d’ordine è “mosh”. Se non sapete che cosa significa, occhio: i cinque di Leeds colpiscono duro e fanno male.
Mesi fa parlammo bene degli americani Turnstile; questa è, a prima vista, la più convincente risposta inglese al gruppo di Baltimora.
In altre parole: puro revival seconda metà anni ‘80/primi anni ’90 eseguito da gente che all’epoca non era ancora nata.
Ci riferiamo a quel suono – in genere prettamente a stelle e strisce – che nasce dall’hardcore per poi incrociarsi col metal: “bastardo”, in tutti i sensi, come fu a suo tempo quello di Cro-Mags, Leeway, Helmet, Quicksand e Life Of Agony, fra gli altri.
“For the moshers, by the moshers”: gli Higher Power picchiano duro (come raccontano gli astanti del recente Venezia Hardcore Fest), ma sono anche davvero abili a giocare in lungo e largo con la melodia – favoriti dall’ugola di Jimmy Wizard, sorta di Perry Farrell meno “fatto” e più incazzato.
Da Leeds con furore, e pure con cervello: muri di chitarre, gocce di sudore & stille di talento.