I Wintersun sono un culto metal dalle dimensioni sorprendenti, ma è tutto oro quello che luccica nella notte eterna finlandese?
I Wintersun fanno heavy metal adolescenziale, nell’accezione più positiva del termine. Li potete ascoltare anche a sessant’anni, ma se siete tra i quindici e i venti (e magari piuttosto addentro a una certa estetica dark-fantasy)… beh, funzionano meglio.
I finlandesi, comunque, sono l’antitesi del gruppo “qualsiasi”: dal 2004 a oggi hanno inciso solamente tre dischi, compreso l’imminente The Forest Seasons. Pignoli e perfezionisti per antonomasia, sono diventati un piccolo-grande culto. Oddio: più grande che piccolo.
Infatti, la vera notizia è che la loro campagna di “crowdfunding” del 2017 – il cui obiettivo era il finanziamento della costruzione di uno studio di registrazione personale – ha raccolto quasi 500.000 euro.
Qualcuno potrebbe obiettare che un mondo dove viene devoluto mezzo milione ai Wintersun, piuttosto che all’Unicef o all’AIRC, è un mondo che ha un problema. Una discussione degna di miglior causa, tuttavia.
A fronte di cotanta mobilitazione di massa, sarebbe semplicemente opportuno che il nuovo album della band fosse un capolavoro degno di un Master Of Puppets o un Painkiller. Beyond The Dark Sun, per ora, è una simpatica canzonetta di metal adolescenziale. Ma niente di più.
AGGIORNAMENTO: il giornalista che ha scritto la recensione ha preso una cantonata colossale: Beyond…, infatti, è un vecchio pezzo che risale addirittura al 1998 e inciso sul debutto discografico del 2004. Con mille scuse ai Wintersun, Humans vs. Robots lancerà un “crowdfunding” per comprare un cervello nuovo al redattore.