Sylvan Esso: l’elettropop che scende giù dai monti, sdoganato da Jimmy Fallon. Non paragonateli a nessuno: loro sono allegri.
Lo so, cosa state pensando: ecco un’altra coppietta sotto il grande tetto dell’elettronica. Lui a dispensar basi ed effettini accartocciati, come posseduto da un videogioco, e lei a ricamarci sopra, con la vocina fragile e spezzata. Altra gente in coda col numerino, al banco di chi emula meglio The XX.
Grande errore: i Sylvan Esso sono qualcosa di inedito. Sono un team che produce “delicatessen” elettrofolk senza tristezza. Sono Heidi in acido.
Il merito è equamente suddiviso: lei, Amelia Meath, prima di farsi distorcere, filtrare, effettare la voce da lui, cantava in una folk band acapella tutta al femminile del Vermont, ed è stata spesso in tour con Feist. Lui, Nick Sanborn, ex membro dei Megafun, band molto vicina a Justin Vernon (cucù!), fa quel che fanno tutti i manipolatori del suono: tortura sintetizzatori – alcuni dei quali, non lo escludiamo, comprati di terza mano su eBay, così, per giocare un po’ (come fanno i Depeche Mode).
Il singolo Die Young, il nuovo da What Now, racconta una storia singolare: quella di un tizio che aveva pianificato per bene il suo suicidio, salvo poi cambiare idea, per coltivare l’orticello della sua nuova relazione. I testi, ovviamente, li scrive lei.