Il post-rock incontra musica per astronavi: il nuovo album dei Mogwai vi torturerà dolcemente. Come sempre.
È noto: quando ci sono i Mogwai di mezzo, non si ride. Ma far ridere non è la loro missione primaria.
La band che Stephen Malkmus dei Pavement definì “la migliore del ventunesimo secolo” è specializzata in altre cose; tipo farti esplodere le coronarie con le sue magnificenti alternanze di quiete e caos; frullarti le viscere grattando quelle chitarre benedette, fino ad assottigliarle.
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La verità è che un gruppo, per giunta scozzese, che s’inventa come titolo I’m Jim Morrison, I’m Dead… non può essere totalmente privo di senso dell’umorismo.
Diversi anni fa, i Mogwai hanno sposato synth e tastiere; un matrimonio che funziona ancora bene, sigillato dall’encomiabile lavoro fatto per la colonna sonora di Atomic (documentario sulle conseguenze della bomba di Hiroshima, prodotto dalla BBC).
A settembre uscirà il nuovo album, Every Country’s Sun, su Rock Action Records, la loro etichetta. Il singolo che lo anticipa, Coolverine, è una lenta transizione dall’oscurità all’entusiasmo.
La chitarra è sottile, fa da figurante, lasciando spazio a un crescendo di rumoristica elettronica e al basso tuonante di Dominic Aitchison. E poi arriva una botta epica, che ti solleva da terra, per poi riportarti, giù, lentamente, dove ti aveva incontrato.
Per un attimo, sembrava il pezzo che non ha passato la selezione per Disintegration dei Cure. E invece…