Il senso (quasi) swarovskiano del rock del gruppo canadese: nuovi orizzonti sonori o mezzo passo falso?
Imprevedibilmente, i New Pornographers – una delle ultime “famiglie allargate” della musica, collettivo canadese di ampio respiro attraversato da correnti interne come i Jefferson Airplane o i Democratici di Sinistra nei giorni di maggiore fulgore (degli uni e degli altri) – sono diventati una monarchia. Dan Bejar è in sabbatico e Neko Case non vuole far altro che la cantante, ché l’autrice la fa per sé o per le amiche.
Così, il nuovo Whiteout Conditions è un album completamente scritto da Carl Newman, coi suoi pro e i suoi contro. Tra i primi, la voglia di fare tantissime cose. Tra i secondi, la voglia di fare tantissime cose. Fuochi d’artificio di melodie, cori, inseguimenti tra strumenti, un bagno di elettronica a tratti quasi germanico, un senso quasi swarovskiano del rock che l’orecchio quasi fatica a processare.
Pochissimi i chiaroscuri che avevano creato momenti di meraviglia nei dischi precedenti: la falsariga sonora è quella di questo singolo (come si suol dire), che esprime perplessità sui nostri avanzamenti di civiltà. E tuttavia Newman non pare avere nostalgie: è troppo contento di giocare coi sintetizzatori.