La buona notizia è che i Boss Hog sono vivi, vegeti e obliqui (quasi) come negli anni ‘90. Quella brutta è che siamo nel 2017 e al mondo emerso non gliene frega molto, a prescindere.
Prima dell’uscita dell’EP Brood Star (2016) e dell’album Brood X (fine marzo), l’”ultima musica” del gruppo americano risaliva al 2000. In termini discografici e culturali, praticamente un secolo fa.
La buona notizia è che Jon Spencer e Cristina Martinez – ex belli & dannati, comunque conservati bene – hanno ancora qualcosa da dire e lo fanno con uno stile che, se non inconfondibile, è pur sempre personale, ricercato e obliquo. Ne è discreta prova questa canzone (il cui testo è un esercizio di libera associazione, a detta della stessa cantante) e il relativo videoclip, “artsy” quanto basta per gente che ha respirato l’aria di New York quando era una baldracca vecchia, sporca e creativa.
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Quella brutta è che siamo nel 2017: i Boss Hog potrebbero anche incidere il capolavoro della propria carriera, e magari cambiare il corso del rock’n’roll, ma il mondo “overground” non se ne accorgerebbe, impegnato com’è a mettersi in fila per comprare il nuovo giocattolo tecnologico di turno.
Siamo eccessivamente nostalgici, passatisti o persino reazionari? Tranquilli: la risposta è “sì”.