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Life Of Agony: A Place Where There's No More Pain
Broccolino's finest

Life Of Agony
A Place Where There's No More Pain

Più forti di tutto e tutti: gli insuccessi, gli alti e bassi artistici e personali, i cambiamenti di sesso. I Life Of Agony tornano a macinare metallone melodico made in NYC come solo loro sanno fare.

Un quartetto cresciuto a pane, chitarre e schiaffoni nella New York hardcore di fine anni ’80 (una scena dove la virilità esibita era nel kit di base). Troppo tardi per salire sul carrozzone dei pionieri, ma al posto/momento giusto per cavalcare la contaminazione metallica. Ai Biohazard sarebbe andata meglio, commercialmente, ma i più talentuosi e anticonformisti erano i Life Of Agony.

Oggi li ritroviamo con la stessa formazione – d’altronde sono parenti e amici, cresciuti assieme nella Brooklyn italoamericana – e con immutata brillantezza, almeno nel primo singolo del nuovo disco. Pesanti come una cosa davvero pesante, col tipico groove schiacciasassi, eppure perfettamente melodici e orecchiabili, senza incompatibilità o forzature (vedi “moderni” obbrobri tipo Asking Alexandria).

Nel frattempo, il cantante Keith Caputo ha cambiato sesso e oggi si chiama Mina. Non è un omaggio alla Tigre di Cremona, crediamo; nel dubbio, la sua ugola è rimasta graffiante e versatile. La transizione può cambiare i connotati estetici di un vero cane randagio della Grande Mela, ma non la sua quintessenza rock’n’roll.

Life Of Agony 

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