Uno spaccato di vita newyorchese nei primi anni ’60, quando ogni generazione aveva la speranza di vivere meglio della precedente. Il padre afroamericano e la madre portoricana si spezzano la schiena per mandare al college il figlio, che poi sarebbe Garland Jeffreys.
Ci voleva un “over 70” a ricordarci l’esistenza di un sentimento di cui abbiamo letto in qualche libro, forse qualcuno ce ne ha anche parlato, comunque è roba novecentesca: la riconoscenza verso i genitori. Argomento noioso per una canzonetta, vero? E allora quant’è bravo Garland Jeffreys a cavarci un gospel-soul in cui ricorda i sacrifici del padre, che come molti della sua generazione non ha studiato, ma ha tanto lavorato per mandare i figli al college.
I quattordici gradini sono quelli che Mr. Jeffreys, afro-americano, faceva ogni mattina per scendere in strada e andare a fare il capomastro ad Harlem, mentre la madre portoricana lavorava alla raffineria di zucchero Domino. In fondo, è anche una canzone su un tempo in cui i figli potevano sperare di vivere meglio dei padri.
Che poi uno si spezza la schiena per mandare il marmocchio alla Syracuse University e s’immagina una carriera in qualche professione perbene e, invece, il ragazzo all’università incontra Lou Reed e si mette in testa di fare il poeta e il cantante. Vabbè.