Alzi la mano chi conosce i Klone. Ecco, appunto.
I Klone sono la classica band di culto che meriterebbe una popolarità cento volte maggiore e che, invece, festeggia quando riesce a racimolare un trafiletto in basso a destra su Les Inrockuptibles. Ed è un vero peccato perché sono bravi, per quanto non abbiano tempestività od originalità di approccio tra le loro doti principali.
Discendenti per linea direttissima da gente come Anathema e Katatonia (tipo «suonavamo metal e ora ci siamo evoluti, ma continuiamo ad essere tristi e melanconici»), questi francesi si sono inventati di fare un disco di canzoni unplugged: operazione davvero trendy – sì, una ventina di anni fa. Non paghi, hanno pure pensato di piazzare in mezzo un pezzo dei Depeche Mode. Con buona pace del fatto che, tra gli anni ‘90 e ‘00, i gruppi metal che NON hanno coverizzato i Depeche Mode sono stati poco meno di una decina, di cui tre in Corea del Nord.
Eppure… Eppure i Klone riescono nell’impresa: fare una cover che non sembri una mera scimmiottatura dell’originale; cambiare i connotati a un brano senza fargli male; metterci del proprio senza che sia troppo, o altro, rispetto alla materia di partenza. Mica banale.